Il primo articolo dell’anno del mio blog lo voglio dedicare a un film che ho visto in questi giorni in compagnia di mio figlio Filippo, di quasi 8 anni, e di altri amici. Si tratta di Wonder, diretto da Stephen Chbosky e tratto dal romanzo omonimo scritto da R.J. Palaci, che a mio avviso offre molti spunti di riflessione pedagogica poiché tratta argomenti come la diversità, il bullismo, l’autostima e la gentilezza e mostra l’importanza delle relazioni familiari, di amicizia e d’amore.

Il protagonista è August, Auggie per gli amici, un ragazzino che inizia la prima media con la paura di trovarsi in un nuovo ambiente, con nuove persone e non essere accettato. La situazione di Auggie sembra quella di un qualsiasi ragazzino di undici anni, che si trova ad affrontare un grande cambiamento e le difficoltà della crescita e della condivisione in un gruppo di amici. Invece, per Auggie, questa è una situazione davvero particolare e complessa dal momento che non è mai andato a scuola, perché è sempre stata la madre a occuparsi della sua istruzione. Il bambino è nato con una deformazione facciale e, nonostante i numerosi interventi, il suo viso suscita reazioni di spavento nella maggior parte delle persone e Auggie è terrorizzato dall’impatto con i compagni di scuola e, più in generale, con il mondo esterno, al punto che esce di casa solo con la sicurezza del suo casco da astronauta. La madre stimola positivamente Auggie ad affrontare la scuola e i compagni, con la convinzione che debba imparare ad accettarsi e a farsi accettare per ciò che è, facendo emergere le sue potenzialità: la sua simpatia, la sua bontà e il suo talento, soprattutto per lo studio delle scienze. A sostenerlo ci sono anche il padre e la sorella, a sua volta alle prese con alcune difficoltà, perché la sua amica del cuore ha tagliato improvvisamente i ponti e l’attenzione della madre è tutta incentrata sui problemi del fratellino. Iniziando la sua esperienza scolastica, Auggie si sente fragile e oppresso dagli sguardi di tutti, viene emarginato ed è vittima di episodi di bullismo. Fortunatamente, il supporto del preside e l’avvicinamento di Jack e Summer, due bambini che riescono a guardare oltre la diversità di Auggie, gli permetteranno di acquisire poco alla volta maggiore fiducia in se stesso.
Ho guardato Wonder in una duplice prospettiva, lasciandomi coinvolgere emotivamente dalla forte storia di affetto e coraggio, ma soprattutto con uno sguardo pedagogico che mi ha spinto a cogliere il legame con molte situazioni che si presentano nella nostra vita personale e sociale. Lavorando a contatto con bambini e ragazzi, genitori e insegnanti, non ho potuto fare a meno di pensare alla difficoltà che spesso si presenta nella gestione di situazioni delicate come quella descritta nel film.
Il bullismo, la non accettazione della diversità, o più sottili atti di discriminazione, talvolta inconsapevoli, possono avere effetti gravi e conseguenze negative di lunga durata. Auggie mi ha ricordato alcune situazioni a cui ho assistito lavorando nella scuola, alle esperienze che mi riportano i bambini e ragazzi in studio, ma soprattutto alle difficoltà espresse dalle figure educative nel comprendere il comportamento dei propri figli e certe dinamiche del gruppo classe e come intervenire con strategie adeguate ed efficaci. Infatti, il film ha anche mostrato quanto siano fondamentali interventi educativi e di prevenzione ben strutturati e funzionali per far fronte agli episodi di bullismo e di sensibilizzazione al rispetto verso l’altro. Wonder è un film per tutti: per i bambini, che hanno il bisogno di imparare a misurarsi con la diversità, per i genitori che non sempre sanno come proteggere i figli dal mondo o che si trovano in difficoltà nel proprio ruolo educativo e per tutti coloro che hanno sofferto o soffrono lo “sguardo” degli altri.
Consiglio, quindi, di vedere Wonder, anche con i propri figli, perché stimola riflessioni importanti e aiuta a capire quanto potrebbe essere bello riuscire a superare ogni genere di pregiudizio o paura della diversità.

Dott.ssa Elisa Trezzi