Era da tempo che speravo si potesse realizzare il mio desiderio di fare un Viaggio intercontinentale con mio figlio e finalmente, a 9 anni, abbiamo avuto la possibilità di programmare una vacanza in Africa, a Zanzibar. Così, il 25 giugno scorso Filippo si è fatto 8 ore di volo, ha dormito solo 2 ore ed è arrivato a destinazione carico come una molla, entusiasta sin da subito del nuovo da scoprire.
Quando mi chiedono perché bisogna iniziare a far viaggiare presto rispondo che è perché la vita è fatta di bisogni fondamentali per il benessere fisico (mangiare, bere, avere una casa…) e di esigenze per lo sviluppo del benessere mentale. Tra le esigenze, la realizzazione di rapporti umani validi e le situazioni che incentivino la curiosità e la fantasia, sono fattori strutturanti l’identità. Per me il viaggio rientra indubbiamente tra questi.
Filippo è stato coinvolto attivamente da subito, durante l’organizzazione del viaggio “fai da te”, con racconti e ricerche sul paese da visitare per poi invitarlo a verificare direttamente sul posto; nei preparativi e nell’accettazione delle regole necessarie alla riuscita del viaggio stesso.
Viaggiare con i bambini può essere un buon modo per trascorrere dei momenti preziosi con i propri figli. Li aiuta ad imparare, crescere e a comprendere meglio il mondo che li circonda, ben più grande dei luoghi in cui vivono, ampliando il loro orizzonte.
Durante i viaggi si parla, si sogna, si spiega e si racconta, cosa che difficilmente accade nella quotidianità, tra impegni di lavoro e vita frenetica. Quando si è in viaggio con i figli si è insieme come in una squadra ad affrontare una nuova avventura e si condividono i momenti di entusiasmo come le inevitabili difficoltà, facendo affidamento l’uno sull’altro. Questo rafforza enormemente la comunicazione e i legami familiari.
Quello che mi ha stupito di più nel viaggiare con mio figlio è stata la facilità di adattamento: trascinare pesanti bagagli, rispettare degli orari improrogabili, cibarsi di alimenti mai provati prima seduto a terra e con le mani e attendere fino a due ore al ristorante prima che ci servissero rispettando il mood africano di “Hakuna matata” e “Pole pole”.
I bambini possono davvero stupirci per la loro capacità di adattarsi e per lo spirito di collaborazione che possono offrirci. Con il loro confronto con nuovi ambienti, regalano nuove prospettive da cui osservarli e apprezzarli.
Ciò che ha reso speciale il mio viaggio è stato il farmi contagiare dalle emozioni di Filippo, capace di entusiasmarsi anche per un dettaglio o per una nuova esperienza fatta durante la nostra vacanza. Lo stupore nell’osservare i fantastici colori del mare, la sua felicità nel vedere i granchi sulla spiaggia, nell’incontrare i delfini durante una gita in barca e il meravigliarsi nel vedere i bambini africani che non hanno nulla di quello che possiede lui ma che, nonostante tutto, si divertono con poco, sempre con il sorriso.
Un bambino che viaggia, infatti, può imparare ad apprezzare le diversità culturali, anche solo ascoltando persone che parlano una lingua diversa dalla sua.
Ricorderò sempre i momenti di gioco di Filippo con i bimbi dalla pelle nera e le bimbe col velo in testa, soprattutto perché nessuno di questi elementi ha mai rappresentato per lui un fattore di ‘diversità’.
Sono convinta che queste occasioni esperienziali siano il regalo più grande che si possa fare ad un futuro adulto, destinato a crescere in un mondo in cui la multiculturalità è spesso causa di disagi e intolleranze invece che di ricchezza, come dovrebbe.
La mia speranza è che da adulto sappia ricordarsi tutto questo con tenerezza e nostalgia. Perché alla fine lo scopo di ogni viaggio è conoscere, abbattere i propri confini mentali, restare aperti verso noi stessi e il mondo.
Sia chiaro, però, che per crescere con la capacità di vedere il mondo da più angolazioni possibili non serve volare dall’altra parte del mondo ma basta affrontare ogni piccola avventura fuori casa con il giusto spirito, aperto e curioso.
Dott.ssa Elisa Trezzi
Pedagogista e Mamma