Ho pensato molto prima di pubblicare un articolo sul mio blog, dato il sovraccarico del momento sul tema del Coronavirus, ma credo di avere la necessità di scrivere perché come sempre, per me, scrivere è quella magia delle parole che mi aiuta in una messa a fuoco più precisa dei miei sentimenti, delle mie emozioni e dei miei pensieri, un respiro più profondo.
Stiamo vivendo un evento pedagogico e sociale del tutto inatteso e, come è mio solito percepire e vivere ogni situazione difficile e critica, nella vita personale come in quella lavorativa, voglio anche in questo caso impegnarmi ad osservare l’aspetto formativo, un po’ come la notte che porta con sé le idee migliori, le riflessioni più intime. Quando fuori è buio, regna il silenzio e non c’è nessuno per le strade, quando si crea lo spazio necessario per dare libero sfogo ai propri pensieri e alla creatività perché tutto appare da una luce diversa: si trova il coraggio di affrontare determinate soluzioni e si fanno progetti per un futuro che si spera sia sempre più positivo, sereno ed appagante.
Quello che percepisco ora è un messaggio pedagogico sostanziale. E’ richiesta compostezza, assunzione di responsabilità, accettazione della logica del dialogo, che ha in sé il limite imposto dell’altro. Una possibilità, un periodo di quarantena che implica una riflessione forzata. Una riflessione, un’attività da recuperare per tornare a sentire e capire autenticamente.
In questi giorni, in cui il ritmo delle mie giornate è rallentato drasticamente, mi dedico finalmente a quello che ho sempre amato di più: leggere e scrivere. Leggere mi fa sentire libera, scrivere felice. Leggere per capire, leggere in se stessi, leggere la musica che gira attorno per tornare a scrivere il nostro destino, per tornare ad essere padroni di noi stessi. Tornare ad annoiarsi, so-stare, lasciare andare i pensieri, vivere nuovamente e pienamente la ricchezza dell’esperienza umana, il volto dell’altro, lo sguardo che apre ad un futuro da vivere nuovamente insieme.
Si è sempre abituati a dividere il nostro tempo tra il lavoro, i figli, gli impegni quotidiani e attività che non ci consentono di ascoltarci, aspettando con ansia il fine settimana o i giorni di vacanza per essere più liberi e rilassarci. E’ questo il momento, invece, per rimanere da soli con noi stessi e dar voce alla parte più profonda di noi. Quella parte più nascosta che molto spesso mettiamo a tacere, presi da tanti impegni che occupano la nostra giornata. Molti, infatti, non vedono l’ora di ricominciare tutto ciò che adesso è in stand by non riuscendo a vivere il tempo così com’è. Questo accade perché si cerca di mantenere un controllo sulle cose, credendo che il potere è unicamente nelle nostre mani.
Sempre più i nostri pensieri sono direzionati a ciò che ho fatto o a ciò che dovrò fare e quasi mai l’attenzione viene posta nel qui ed ora della situazione: cosa sto facendo adesso, cosa provo adesso mascherando con l’azione una o più emozioni.
Siamo chiamati in questi giorni a ri-direzionare l’attenzione su noi stessi, a riscoprire passioni e passatempi e a condividere ancora più tempo con il nostro partner o figli.
E’ questa anche un’occasione di maggior confronto, ci possiamo dedicare a lunghe discussioni rimaste in sospeso o a momenti di confronto che accrescono visioni differenti e conoscenze reciproche in famiglia, così come con una videochiamate tra amici, a distanza.
Questa distanza ci porta a vivere momenti di sconforto, sofferenza e tristezza; percepiamo un vuoto relazionale, soprattutto nei casi in cui non possiamo avere vicino le persone a noi più care. Al tempo stesso, però, questo virus ha anche il potere di farci considerare che isolamento e distanze sono misure che ci rendono ancora più uniti e a riscoprire novità anche nelle relazioni. Tali relazioni, ci consentono, se agite, di dare il meglio di noi, di trovare risorse, talvolta inaspettate, di fronteggiare le situazioni di criticità, di superare le difficoltà attraverso anche scelte inedite, di riscoprirci più “reali”, più prossimi agli altri, di diventare più consapevoli.
Ecco, questo momento particolarmente difficile mi ha spinto a fermarmi un attimo e a riflettere, a concedermi del tempo per curare me stessa e i legami più autentici, sia familiari che di amicizia vera. A tenere vivo il rapporto educativo, non spezzare il contatto con le famiglie, i bambini, i ragazzi e gli operatori che ho conosciuto e affiancato in questi mesi, custodendo la relazione e alimentandola.
Come tanti colleghi, mi sono trovata a dovermi reinventare e a scoprirmi capace di proporre attività sorprendenti e innovative in grado di inventare e realizzare un contesto educativo in una situazione di emergenza.
Infine, questo momento ha permesso di avere conferme e scoperte: siamo costretti a rivedere quelle che si credeva fossero le nostre priorità e a riconsiderare quali siano le cose più importanti; sembra facile parlare quando le cose non ci toccano direttamente e risulta evidente l’importanza dell’empatia; dovremmo imparare a fronteggiare le difficoltà accettando le cose come stanno; è bello a volte potersi piacevolmente stupire della reazione degli altri; se il viaggio era una forma di evasione prima, come per me, ora lo è ancora di più. C’è chi esorcizza la paura disegnando arcobaleni, chi , invece, chiude gli occhi, respira profondamente e si sente meglio pensando alla prossima volta che potrà volare alla scoperta di nuovi luoghi, popoli e avventure.
Si spera che il sacrificio, di qualsiasi cosa che sia, darà più valore e sapore a tutto quanto, quando si potrà tornare alla normalità.
Certo che andrà bene, ma solo per chi sarà davvero capace di scoprire e vivere sulla propria pelle il significato di resilienza, nella vita privata e nel lavoro.