Il 2020 sarà ricordato, tra le tante cose, come l’anno senza abbracci, quello in cui abbiamo dovuto limitare le occasioni di contatto fisico per proteggere noi stessi e gli altri dal COVID-19. Coccole, strette di mano, cene in compagnia e le altre forme di vicinanza corporea offrono al coronavirus possibili occasioni di diffusione e il distanziamento fisico è una condizione necessaria per contrastare la pandemia. Tuttavia, per l’essere umano il contatto fisico è una necessità biologica primaria: è il motivo per cui i bambini appena nati vengono appoggiati al petto nudo dei genitori.
Recenti ricerche scientifiche, infatti, hanno confermato l’importanza del contatto gentile e del massaggio, sia nei bambini che nei cuccioli di altre specie, per promuovere uno sviluppo armonico e la plasticità cerebrale. Le mani e il tocco buono possono sostenere, coccolare, infondere fiducia ai bambini e all’altro, in generale, creando uno spazio in cui accogliere ogni emozione.
Nel 1989 nasce l’Associazione Italiana del Massaggio Infantile (AIMI), una realtà che sostiene la cultura del contatto buono, del tocco che nutre. Una pratica di profondo contatto affettivo che ha risvolti positivi sia a livello fisico che psichico sui bambini, sui genitori, sui familiari ma anche soprattutto sulla società. AIMI è il chapter italiano dell’International Association Infant Massage (IAIM), un’organizzazione mondiale che ha come obiettivo la diffusione del massaggio infantile attraverso un programma che rispetti i bambini e i genitori sostenendo la loro relazione.
Come pedagogista e insegnante di Massaggio Infantile vorrei poter offrire una possibilità di riflessione, come spesso faccio con i genitori con cui lavoro, sull’opportunità che si da, sin da subito, ai propri bambini nutrendoli attraverso momenti di profondo contatto affettivo. Non si ha bisogno di oggetti che possono colmare o mediare la relazione con loro. I genitori rappresentano il centro del loro universo. Le mani sono lo strumento che abbattono ogni distanza. Hanno un potere unico, possono comunicare e soddisfare i bisogni del corpo. L’arte del massaggio infantile non è una tecnica ma un modo di stare con il proprio bambino a prescindere dal bisogno specifico del singolo. Ha radici profonde e scava nei ricordi arcaici del genitore che a sua volta ha sperimentato nella sua infanzia, durante le sue prime esperienze di contatto. Il massaggio infantile insegna a leggere i segnali dei bambini, ad ascoltarli e rispettarli costruendo una solida base di conoscenza e crescita reciproca, utile per la vita futura.
Questo bisogno di essere in con-tatto ci accompagna, del resto, fino all’età adulta: la stretta di mano smorza la tensione prima di una riunione, la pacca sulla spalla rassicura durante un test o un esame, il cinque battuto durante il timeout rafforza il senso di appartenenza alla squadra.
La letteratura neuroscientifica spiega perché un tocco amorevole, amichevole o di sostegno abbia effetti così positivi e universali. Sotto la pelle ci sono dei ricettori di pressione che, al momento del contatto, inviano segnali al cervello, al nervo valgo per precisione, con conseguente distensione del sistema nervoso, rallentamento del battito cardiaco e abbassamento della pressione. Inoltre, il tocco aumenta il rilascio di ossitocina, un ormone che promuove sentimenti di fiducia e legame. Soprattutto, il tocco abbassa i livelli degli ormoni dello stress come il cortisolo: è per questo che quando siamo spaventati cerchiamo istintivamente la mano di chi ci è accanto.
Gli esseri umani sono per natura creature sociali. Il covid-19 ha allentato e alterato gran parte del sistema di relazioni; obbliga a sopprimere i nostri impulsi evolutivi legati alla connessione con gli altri, dal vedere gli amici e familiari al toccarci a vicenda.
Fortunatamente viviamo in un’era in cui la tecnologia ci permette di rimanere in connessione con le altre persone, di parlarci, di vederci e di ascoltarci tramite le videochiamate e gli altri strumenti digitali, anche se questa modalità non può restituire appieno le sensazioni derivanti dalle interazioni dal vivo, che, purtroppo, sono destinate a rimanere a lungo sacrificate nelle prossime fasi di contenimento dell’epidemia, almeno fino a quando non avremo sconfitto il virus. Ciò non significa che per astinenza da contatto fisico possiamo trasgredire al distanziamento sociale. Limitare i contatti con gli altri e soprattutto con chi amiamo è, in questo momento, il primo modo che abbiamo per proteggerli. Ma se in questi mesi ci si sente, o ci si sentirà, in debito di abbracci, almeno si saprà che è del tutto normale.
Dott.ssa Elisa Trezzi
Pedagogista – Insegnante AIMI